Pentecoste

La festa di Pentecoste, una delle tre feste di pellegrinaggio a Gerusalemme, nacque come festa agricola della mietitura del frumento, come è scritto nel libro dell’Esodo (cfr. Es 23,16), o come festa delle Settimane, perché la sua data era fissata a sette settimane dalla Pasqua come prescritto: Conterai sette settimane; da quando si metterà la falce nella messe comincerai a contare sette settimane; ed era l’occasione per presentare al Signore le offerte dei prodotti della terra - poi celebrerai la festa delle settimane per il Signore tuo Dio, offrendo nella misura della tua generosità e in ragione di ciò in cui il Signore tuo Dio ti avrà benedetto (Dt 16,9-10).
Al tempo del re Asa (911-870) fu occasione per rinnovare l’Alleanza del Sinai con il Signore e con un nuovo impegno di fedeltà, come si racconta nel libro delle Cronache (2Cron 15,10-15).
Tale consuetudine fu seguita da qualche corrente religiosa, come quella di Qumran che si denominava la comunità della Nuova Alleanza e riteneva la Pentecoste il giorno del rinnovamento dell’Alleanza e la considerava la festa più importante. Solo nel secondo secolo dopo Cristo la Pentecoste fu assunta dagli Ebrei come festa che faceva memoria del dono della Legge, segno dell’Alleanza con Dio (cfr. Dt 5,1-5), data sul monte Sinai (cfr. Es 19,1ss) durante una teofania che fece sussultare anche il creato.

Nella Pentecoste Cristiana, al terrore del Sinai, si sostituisce la gioia per la piena rivelazione dello sposo, Cristo, che si unisce alla sua sposa, la Chiesa, in una perfetta comunione d’amore. Lo Spirito Santo, che era sceso visibilmente su Gesù al Giordano consacrandolo Messia e Salvatore e accreditandolo agli occhi del popolo come Figlio di Dio, scende sensibilmente sulla Madonna e gli Apostoli riuniti nel Cenacolo, cioè sulla Chiesa che viene indicata come il vero tempio di Dio (cfr. At 2,1-13). Lo Spirito dà testimonianza perché lo Spirito è la verità (1Gv 5,6). L’inviato di Dio, secondo i profeti, ha come segno di riconoscimento lo Spirito di Dio che è in Lui (Is 61,12; Lc 4,18-19). Secondo tutti e quattro gli evangelisti, Gesù viene presentato da Giovanni Battista come colui che battezza nello Spirito Santo e “senza misura egli dà lo Spirito” (Gv 3,34).
Secondo S. Pietro, Dio elargisce lo Spirito Santo a coloro che si pentono, si sottomettono a Lui e gli obbediscono riconoscendo in Gesù il Figlio di Dio.
S. Paolo, nella lettera ai Romani, parla del suo ministero apostolico come di una chiamata di Dio per suscitare l’obbedienza della fede in tutte le genti... con parole ed opere, con la potenza di segni e di prodigi, con la forza dello Spirito (cfr. Rm 1,5; 10,16; 15,18; 16,19.26).
S. Pietro lo ribadisce dicendo ai fedeli “che sono stati eletti secondo la prescienza di Dio Padre, mediante la santificazione dello Spirito, per obbedire a Gesù Cristo e per essere aspersi del suo sangue” (1Pt 1,1-2). Viene salvato chi obbedisce a Gesù Cristo. Scrive ancora S. Paolo: “Rendiamo grazie a Dio, perché eravate schiavi del peccato, ma avete obbedito di cuore a quella forma di insegnamento alla quale siete stati affidati. Così liberati dal peccato siete stati resi schiavi della giustizia” (Rm 6,17-18).
S. Giovanni a sua volta scrive nella sua prima lettera: E chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio? Questi è colui che è venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo; non con acqua soltanto, ma con l’acqua e con il sangue. Ed è lo Spirito che rende testimonianza, perché lo Spirito è la verità. Poiché tre sono quelli che rendono testimonianza: lo Spirito, l’acqua e il sangue, e questi tre sono concordi (1Gv 5,5-8).
Secondo S. Giovanni la misericordia di Dio comprende a) il perdono delle offese fatte a Dio, b) la cancellazione delle colpe, cioè la giustificazione dal peccato, c) l’effusione dello Spirito Santo che genera la comunione con Dio.
L’acqua del battesimo è segno del perdono delle offese fatte a Dio. Il peccatore abitualmente non dubita della bontà di Dio e del suo perdono, ma della propria capacità di liberarsi dalla colpa, poiché, anche se perdonato, gli rimane il bisogno di essere giustificato dalla colpa. Ciò non può avvenire per opera sua, neanche pagando il debito. Gesù lo giustifica assumendo su di sé la colpa del peccatore e lavandola nel proprio sangue, poiché non c’è remissione di colpa senza spargimento di sangue (Eb 9,22). Egli cancella le colpe degli uomini avvolgendoli nelle fiamme del suo amore misericordioso. Se due amici o due sposi si sono offesi, non possono più vivere in amicizia fino a che non si scambiano il perdono e cancellano la colpa. Dove c’è colpa non ci può essere comunione. S. Paolo spiega che il peccatore che si pente e crede in Gesù muore a se stesso per vivere di Lui ed è reso giusto (cfr. Rm 6,4.7). Il sangue sta ad indicare la cancellazione delle colpe e quindi la giustificazione. Lo Spirito poi - che dà testimonianza, perché lo Spirito è la verità (1Gv 5,6) - è il segno della pace di Dio con gli uomini e della sua profonda comunione, è il segno della reale appartenenza a Gesù Cristo poichè “Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene” (Rm 8,9).
La prima conversione che Dio chiede all’uomo, prima ancora che riesca a cessare di fare il male e di compiere il bene (cfr Is 1,16-17), è quella di sottomettersi a Lui in obbedienza e permettere a Gesù di entrare e di agire in lui. Col peccato l’uomo ha disubbidito ed ha escluso Dio dalla propria vita; con la conversione obbedisce a Gesù e lo lascia agire in sé.

A Pentecoste Gesù, il «sì» di Dio a tutte le promesse, effonde il suo Spirito sulla Chiesa e ne fa il suo vero tempio santo, il luogo della sua santa dimora, la rende partecipe della sua stessa vita e realizza quanto era stato predetto dai profeti. S. Pietro, il giorno di Pentecoste, riferendosi alla discesa dello Spirito Santo annuncia: “Accade quello che predisse il profeta Gioele” (At 2,16). S Paolo a sua volta ad Antiochia di Pisidia proclama: “E noi vi annunziamo la buona novella che la promessa fatta ai padri si è compiuta, poiché Dio l’ha attuata per noi, loro figli, risuscitando Gesù” (At 13,32-33). Le figure cedono il posto alla realtà, le promesse e l’attesa alla gioia del compimento. Col dono dello Spirito tutti i doni di Dio diventano presenti: Dio viene a dimorare in mezzo agli uomini, raduna nell’unità il suo popolo diviso e disperso, alla legge scritta sulla pietra sostituisce quella scritta nei cuori (cfr. Ez 36,24; At 2,5-12), con i suoi doni si rende presente nella vita di tutti, stabilisce una relazione personale con ciascuno. S. Pietro afferma che “Con questo egli ci ha donato i beni grandissimi e preziosi che erano stati promessi, perché diventaste per loro mezzo partecipi della natura divina (2Pt 1,4), così tutti lo possono conoscere, dal più piccolo al più grande “poiché io perdonerò la loro iniquità e non mi ricorderò più del loro peccato” (cfr. Ger 31,34).
Ecco la nostra Pentecoste, non un giorno particolare, ma una corrente inesauribile di grazia che si manifesta ogni volta che il peccatore si arrende a Gesù. Obbedisci a Lui, accogli di essere perdonato e giustificato nel suo sangue, perché Egli lo ha già fatto, ed Egli ti battezza nel suo Santo Spirito. Non ti chiede nulla se non quello di lasciare che Lui faccia qualche cosa per te, cioè che ti ha già amato fino alla morte, che ha preso le tue colpe per renderti innocente per sua grazia. Lo Spirito non può convivere con la colpa. Pentiti, accetta di perdere te stesso, rinunciando anche alle tue virtù (cfr. Fil 3,7-11) per fare di Cristo la tua vita, il tuo vanto, la tua gloria. Con S. Paolo puoi dire: “Non vivo più io, ma Cristo vive in me” (Gal 2,20).
Allora Dio, che è Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti (Ef 4,6), dà a ciascuno una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune (1Cor 12,7).
Il credente rinato a vita nuova, vive unicamente di gratitudine verso il Padre, lo loda, lo ringrazia, lo adora, vive nella comunione dei Santi e partecipa ad altri il dono ricevuto perché si moltiplichi l’inno di grazie.
Il Rinnovamento nello Spirito ha nella Chiesa la specifica chiamata a promuovere l’accoglienza del dono dell’effusione dello Spirito Santo coi suoi carismi, formando fratelli e sorelle a vivere secondo lo Spirito, radunandoli in gruppi e comunità, mediante un cammino di fede basato sulla Parola di Dio, avendo Maria per Madre e come segno di speranza, fino al raggiungimento della piena maturità in Cristo che si manifesta nel donare la vita per la salvezza delle anime.

Catechesi (testi)

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